In
una notte fadale,
eo,
gioghende in sa vida,
e
isettende su Nadale,
o
anima, ses fuida.
O
anima, ses fuida.
Como,
sole non m’isplendet,
mancu
de ‘eranu mi ‘esto
e
a piangher, suffrende,
in
sa losa tua resto.
In
sa losa tua resto.
Ma
cherzo chi m’intendas,
pro
chi sias interradu,
m’aberi
nessi sas tendas
de
su chelu isteddadu.
De
su chelu isteddadu.
Torra,
Nanni, pro pintare
sa
cara bella ‘e mama,
ca
su sou lagrimare,
de
continuu, mi nde giama.
De
continuu, mi nde giama.
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Il
testo è stato scritto da un giovane poeta di Osilo, Gavino Fadda,
molto amico del nostro coro. Nanni Brundu gliel’ha musicata. La
poesia è dedicata a Nanni Pintus, zio di Gavino Fadda, fratello della
mamma Peppina, morto improvvisamente a 49 anni, pittore, scultore,
restauratore. Ha vinto numerosi premi in vari concorsi e ha allestito
mostre nelle maggiori gallerie della Sardegna. Numerosi e di pregio i
suoi lavori di rastauro, tra i quali ricordiamo il pulpito ligneo
seicentesco della chiesa di Ardara,, il compendio garibaldino a
Caprera e i quadri del Duomo di Sassari. Docente dell’Accademia
delle Belle Arti di Sassari, era molto legato alla sorella, più di
quanto possa giustificare la pur stretta parentela. E questo perché,
essendo morta la loro madre in giovane età, si sono maggiormente
attaccati l’uno all’altra; lei, la sorella maggiore, in sostanza,
gli ha fatto da mamma. Ma Nanni era molto affezionato anche al nipote
Gavino; li univa un legame straordinario, che andava oltre il vincolo
della loro parentela. La morte improvvisa e inaspettata di questo zio
così affettuoso e disponibile, così premuroso e presente nella vita
di Gavino, spinge il ragazzo in uno stato di scoramento e prostrazione
indicibili. Si chiude in se stesso, rifiuta il contatto col resto del
mondo, non vuole più uscire. Gavino è un ragazzo ipersensibile,
quindi, proprio per questo, più bisognoso di ogni altro di amorevoli
attenzioni, di cure e di tenero affetto. Nessuno lo può aiutare. Ma,
quella stessa sensibilità che lo butta giù, unita alla nobiltà d’animo
di poeta e di artista, lo aiuterà nel dolore e gli consentirà di
uscire dallo sconforto e dalla prostrazione, affidando ai versi
dolcemente drammatici, ad accenti pieni di delicata commozione, il suo
messaggio di afflizione, "O anima, s’est fuida" ;
"Como su sole non m’isplendet e mancu de ‘eranu mi ‘esto",
"in sa losa tua resto". E questa stessa ipersensibilità,
gli consente di instaurare con lo zio Nanni, quella
"Corrispondenza d’amorosi sensi" di cui parla il Foscolo,
che gli permette di comunicare col parente morto "ed il morto con
lui". "Pro chi sies interradu, cherzo chi m’intendas".
Anche se sei sotto terra, tu riesci a sentirmi; e allora, torna a
dipingere con la tua comprovata bravura di pittore, il viso bello di
mia madre. In modo che io possa ammirare la sua bellezza, attraverso
la tua opera di pittore; perché, da quando tu sei morto, il suo viso
è sempre inondato di lacrime.
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